
Humiliation content: fino a che punto può spingersi l’intrattenimento online?
- La morte di Jeanpormanove ha scosso la community online.
- Le policy permissive di Kick favoriscono la 'humiliation content'.
- Il DSA impone obblighi alle piattaforme online.
- La 'humiliation content' causa bassa autostima, depressione e isolamento.
- Oltre 1 milione di persone seguivano Jeanpormanove.
La proliferazione della “humiliation content”. Questa pratica, che consiste nell’umiliare, maltrattare o deridere uno streamer per generare visualizzazioni e guadagni, solleva gravi questioni etiche e legali. Il morte-in-diretta-di-uno-streamer_819c2931-ce8d-4fb3-a1d8-b96387c6c4ea.html”>recente decesso di Raphaël “Jeanpormanove” Graven, uno streamer francese di 46 anni, ha portato alla luce questa controversa realtà, innescando un dibattito acceso sui limiti dell’intrattenimento online e sulla responsabilità delle piattaforme. Graven, inizialmente noto per i suoi video su TikTok a tema Grand Theft Auto V* e *FIFA, aveva accumulato un vasto seguito di oltre un milione di persone. La sua carriera ha subito una svolta inquietante quando ha iniziato a collaborare con il collettivo Le LokalTV su Kick, producendo live stream in cui, secondo diverse fonti, veniva “brutalizzato” da altri due streamer, conosciuti con gli pseudonimi di “Naruto” e “Safine”. Le clip di queste performance mostrano scene di violenza, compresi presunti tentativi di strangolamento prolungato. La morte di Graven, avvenuta apparentemente durante una diretta, ha scosso la community online e ha spinto il governo francese ad aprire un’inchiesta. La ministra per le tecnologie digitali, Clara Chappaz, ha definito l’esperienza di Graven un “orrore assoluto”.
Il caso di Jeanpormanove ha acceso i riflettori sul lato oscuro dello streaming, dove la ricerca di fama e denaro può portare a dinamiche di sfruttamento e umiliazione. La vicenda ha riportato al centro dell’attenzione pubblica l’esistenza di un filone di contenuti basati sulla denigrazione della figura dello streamer stesso, trasformato in un bersaglio di scherno e maltrattamenti per il divertimento del pubblico. Tale fenomeno, sebbene non nuovo, sembra aver trovato terreno fertile in piattaforme con policy di moderazione più permissive, come appunto Kick, dove la competizione per l’attenzione è feroce e la linea tra intrattenimento e sfruttamento appare sempre più labile. La vicenda ha generato sconcerto e indignazione, sollevando interrogativi sul ruolo delle piattaforme e sulla necessità di una maggiore regolamentazione per tutelare la dignità e la salute mentale degli streamer. Si tratta di una problematica complessa, che coinvolge aspetti etici, legali e psicologici, e che richiede un approccio multidisciplinare per essere affrontata in modo efficace.

Definizione e implicazioni della ‘humiliation content’
Ma cosa si intende precisamente con “humiliation content”? Non esiste una definizione univoca e universalmente accettata, ma il termine si riferisce generalmente a contenuti in cui una persona viene intenzionalmente umiliata, sminuita o maltrattata, spesso in cambio di denaro o visibilità. Questa pratica può assumere diverse forme, dalle sfide estreme ai giochi al limite del consentito, fino a vere e proprie sessioni di derisione e bullismo online. Su Kick, piattaforma nota per le sue policy meno stringenti rispetto a Twitch e YouTube, questo tipo di contenuti sembra proliferare, alimentato dalla ricerca di audience e dalla promessa di guadagni rapidi. Questa piattaforma, nata per competere con i colossi del settore, ha scelto una strategia di differenziazione basata su una maggiore libertà di espressione, attirando streamer e spettatori alla ricerca di contenuti più audaci e trasgressivi. Tuttavia, questa politica ha anche aperto la porta a pratiche controverse, come appunto la “humiliation content”, che sollevano dubbi sulla sua sostenibilità etica e legale. Il modello di business di Kick, basato su una generosa ripartizione dei ricavi con gli streamer, incentiva la creazione di contenuti che generano un elevato numero di visualizzazioni, spingendo alcuni creator a superare i limiti del buon gusto e del rispetto della dignità umana. La mancanza di filtri efficaci e di una moderazione tempestiva favorisce la diffusione di contenuti dannosi, con conseguenze potenzialmente devastanti per le vittime.
La “humiliation content” non è solo un problema di cattivo gusto o di mancanza di rispetto. Questa pratica può avere gravi conseguenze psicologiche sia per gli streamer che per gli spettatori. Per gli streamer, l’umiliazione pubblica può portare a bassa autostima, depressione, ansia e isolamento sociale. La pressione per generare contenuti sempre più estremi può spingere alcuni creator a superare i propri limiti, mettendo a rischio la propria salute mentale e fisica. Inoltre, la costante esposizione a commenti negativi e a critiche feroci può minare la loro autostima e la loro fiducia in sé stessi. Per gli spettatori, la visione di contenuti umilianti può normalizzare la violenza e la mancanza di rispetto, soprattutto tra i più giovani. L’emulazione di comportamenti aggressivi e la perdita di empatia sono solo alcune delle possibili conseguenze negative di questa esposizione prolungata. In un’epoca in cui i social media e le piattaforme di streaming svolgono un ruolo sempre più importante nella formazione dell’identità e nella costruzione delle relazioni sociali, è fondamentale proteggere i più vulnerabili dai rischi della “humiliation content”. Si tratta di un problema complesso, che richiede un approccio educativo e preventivo, basato sulla promozione di valori come il rispetto, la tolleranza e la responsabilità.
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- Ma non è che forse stiamo esagerando con questo politicamente corretto... 🤔...
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Responsabilità legali e il ruolo del digital services act (DSA)
La questione della responsabilità legale delle piattaforme di streaming è al centro del dibattito sulla “humiliation content”. Il Digital Services Act (DSA), la nuova normativa europea in materia, introduce obblighi di “due diligence” per le piattaforme online, soprattutto quelle di grandi dimensioni, designate come Very Large Online Platforms (VLOP). Come sottolineato da esperti legali, il DSA impone alle piattaforme di adottare misure proattive per identificare e rimuovere contenuti illegali, prevedendo sanzioni severe in caso di violazione. Queste misure includono la creazione di meccanismi di segnalazione efficaci, la verifica dell’identità degli utenti, la moderazione dei contenuti e la cooperazione con le autorità competenti. Il DSA mira a creare un ambiente online più sicuro e trasparente, in cui le piattaforme siano chiamate a rispondere delle proprie azioni e a proteggere i diritti degli utenti. Tuttavia, l’applicazione del DSA presenta ancora diverse sfide. La definizione di “contenuto illegale” è spesso vaga e soggetta a interpretazioni diverse, rendendo difficile per le piattaforme individuare e rimuovere tutti i contenuti problematici. Inoltre, la necessità di bilanciare la libertà di espressione con la tutela dei diritti fondamentali richiede un approccio delicato e ponderato.
Resta da vedere se e come Kick si adeguerà a queste nuove disposizioni e se le sue policy di moderazione saranno sufficienti a contrastare efficacemente la “humiliation content”. La piattaforma, che ha sempre fatto della libertà di espressione il suo cavallo di battaglia, dovrà trovare un equilibrio tra la sua filosofia originaria e le esigenze di tutela degli utenti. L’adozione di misure di moderazione più efficaci potrebbe comportare una riduzione della libertà di espressione, ma è un prezzo necessario da pagare per garantire un ambiente online più sicuro e rispettoso. La mancata adozione di tali misure potrebbe esporre Kick a sanzioni pecuniarie e a danni reputazionali, mettendo a rischio la sua sopravvivenza nel lungo termine. Il caso di Jeanpormanove ha dimostrato che la “humiliation content” può avere conseguenze tragiche e che le piattaforme non possono più ignorare il problema. È necessario un cambio di mentalità, che metta al centro la dignità umana e la responsabilità sociale. Solo così sarà possibile creare un ambiente online in cui l’intrattenimento non si traduca in sfruttamento e umiliazione.
I nostri consigli
Nel complesso panorama del gaming e dello streaming, è fondamentale sviluppare una consapevolezza critica riguardo ai contenuti che consumiamo e produciamo. La morte di Jeanpormanove è un tragico promemoria dei pericoli insiti nella “humiliation content” e della necessità di proteggere la dignità umana anche nel mondo virtuale.
Per i gamer occasionali: Evitate di partecipare attivamente a live stream o video che promuovono l’umiliazione o la denigrazione di altri. Ricordate che dietro ogni schermo c’è una persona con sentimenti e vulnerabilità. Segnalate i contenuti che ritenete inappropriati e incoraggiate i vostri amici a fare lo stesso.
Per i gamer esperti: Informatevi sulle policy di moderazione delle piattaforme che utilizzate e sostenete quelle che si impegnano a contrastare la “humiliation content”. Partecipate attivamente al dibattito online, esprimendo la vostra opinione e sensibilizzando gli altri sui rischi di questa pratica. Considerate la possibilità di creare contenuti che promuovano valori positivi e che contrastino la cultura dell’odio e della violenza online.
Un consiglio di gaming correlato a questo tema, specialmente per i gamer occasionali, è quello di esplorare giochi che promuovano la collaborazione e l’empatia. Titoli come Overcooked!* o *It Takes Two richiedono una forte comunicazione e coordinazione tra i giocatori, incentivando la comprensione reciproca e la risoluzione dei conflitti in modo pacifico. Per i gamer esperti, l’invito è quello di sperimentare mod o custom game che modifichino le dinamiche di gioco tradizionali, introducendo elementi di riflessione etica e sociale. Ad esempio, alcune mod di Minecraft permettono di creare comunità virtuali basate su principi di sostenibilità e inclusione, offrendo un’alternativa ai classici scenari competitivi.
In conclusione, la “humiliation content” è un problema complesso che richiede un impegno collettivo. Sii consapevole, fai scelte ponderate e promuovi un ambiente di gaming online più sano e rispettoso. Il mondo del gaming ha un enorme potenziale per intrattenere, educare e connettere le persone, ma è nostra responsabilità assicurarci che questo potenziale venga utilizzato in modo positivo. Riflettiamo su come le nostre azioni online possono influenzare gli altri e cerchiamo di creare uno spazio digitale in cui la dignità umana sia sempre al primo posto. Ricorda, il rispetto e la gentilezza possono fare la differenza.
- Pagina 'About' di Kick: informazioni generali sulla piattaforma streaming.
- Politiche di moderazione dei contenuti di Kick, piattaforma su cui avvenivano le live.
- Canale Kick di Jeanpormanove, utile per comprendere i contenuti prodotti.
- TikTok è la piattaforma dove Jean Pormanove ha iniziato la sua carriera.