
Dragon Age: The Veilguard, EA ha distrutto Bioware?
- Inizialmente single-player, poi live service, infine RPG: un cambio radicale.
- Nel 2016, pausa di Dragon Age 4 per supportare Mass Effect Andromeda.
- Nel 2017, team di Dragon Age trasferito su Anthem.
- Nel 2008, acquisizione di BioWare da parte di EA.
Nel panorama in continua evoluzione dell’industria videoludica, le dinamiche interne agli studi di sviluppo e le influenze esterne delle case editrici possono plasmare profondamente il destino dei giochi. Un esempio lampante è rappresentato dalla travagliata storia di Dragon Age: The Veilguard, il quarto capitolo della celebre saga RPG di BioWare.
La genesi travagliata di Dragon Age: The Veilguard
La gestazione di Dragon Age: The Veilguard è stata tutt’altro che lineare. Inizialmente concepito come un’esperienza single-player, il progetto ha subito una radicale trasformazione verso un modello multiplayer live service, per poi ritornare alle sue radici RPG. Secondo Mark Darrah, veterano di BioWare, questa transizione verso il live service è stata in parte una strategia per giustificare lo spostamento di risorse da Dragon Age verso Anthem, un altro titolo di punta di EA.
Darrah sostiene che la decisione di trasformare Dragon Age in un live service sia stata una “razionalizzazione” per giustificare il trasferimento di personale su Anthem. Questa mossa, secondo Darrah, ha permesso di giustificare la riduzione del team di Dragon Age, poiché un live service avrebbe richiesto un approccio di sviluppo differente.

- Speriamo che nonostante tutto Dragon Age: The Veilguard riesca a sorprenderci positivamente... ✨...
- Un vero peccato vedere come EA abbia potenzialmente rovinato BioWare... 💔...
- E se il problema non fosse solo EA, ma una crisi di identità di BioWare stessa... 🤔...
Il ruolo di Electronic Arts e l’impatto su BioWare
La timeline di Darrah coincide con un’inchiesta approfondita condotta da Jason Schreier di Kotaku nel 2019, che rivelò come Dragon Age 4, all’epoca noto con il nome in codice “Joplin”, fosse stato messo in pausa alla fine del 2016 per supportare lo sviluppo di Mass Effect Andromeda. Nel 2017, “Joplin” fu effettivamente cancellato a favore di un nuovo Dragon Age 4 orientato al live service, nome in codice “Morrison”, con gran parte del team di Dragon Age trasferito su Anthem.
Darrah esprime un forte rammarico per questa svolta, affermando: “Vorrei che quel cambiamento non fosse mai avvenuto”. Secondo Darrah, Electronic Arts impose la transizione verso un modello live service, nonostante la mancanza di esperienza di BioWare in questo ambito. Di conseguenza, il progetto fu riavviato e Darrah, insieme ad altri membri senior del team, fu trasferito su Anthem.
Il video di Darrah dipinge un quadro poco lusinghiero della BioWare degli ultimi anni. Pur riconoscendo una certa componente di risentimento personale, diversi veterani di BioWare hanno condiviso il video, confermando che rifletteva le loro esperienze all’interno dello studio in quel periodo. Darrah conclude affermando che il 2017 ha segnato il momento in cui EA ha completato l’assimilazione di BioWare, acquistata nove anni prima, nel 2008, erodendone la cultura originale.
Le speranze per il futuro di Mass Effect
Nonostante le preoccupazioni sollevate riguardo al futuro di Mass Effect 5, Darrah esprime un cauto ottimismo nei commenti al suo video, affermando che “BioWare ed EA sembrano essere pienamente impegnate nel prossimo Mass Effect”. Resta da vedere se questo impegno si manterrà nel lungo periodo.
La storia di Dragon Age: The Veilguard solleva interrogativi cruciali sul ruolo delle case editrici nello sviluppo dei videogiochi e sull’impatto delle decisioni aziendali sulla creatività e sulla qualità dei prodotti finali. La vicenda mette in luce le sfide che gli studi di sviluppo devono affrontare quando sono chiamati a conformarsi a modelli di business imposti dall’alto, compromettendo potenzialmente la visione originale e l’esperienza dei giocatori.
I nostri consigli
La vicenda di Dragon Age: The Veilguard ci ricorda che dietro ogni videogioco c’è un team di sviluppo appassionato che cerca di realizzare la propria visione. Per i gamer occasionali, il consiglio è di non giudicare frettolosamente un gioco basandosi solo sulle recensioni o sulle aspettative, ma di dargli una possibilità e di formarsi una propria opinione.
Per i gamer esperti, invece, questa storia può essere uno spunto di riflessione sul ruolo delle case editrici e sull’impatto delle loro decisioni sullo sviluppo dei videogiochi. È importante essere consapevoli delle dinamiche interne all’industria e di supportare gli studi di sviluppo che cercano di preservare la propria identità e la propria creatività.
In definitiva, la storia di Dragon Age: The Veilguard ci invita a riflettere sul futuro dell’industria videoludica e sul ruolo che vogliamo che le case editrici abbiano nella creazione dei nostri giochi preferiti. È fondamentale che l’equilibrio tra esigenze commerciali e visione artistica sia preservato, per garantire che i videogiochi continuino a essere opere di intrattenimento di qualità e di valore culturale. Un consiglio di gaming correlato è di provare a giocare ai vecchi capitoli di Dragon Age, per apprezzare l’evoluzione della serie e per capire meglio le scelte che sono state fatte nello sviluppo di The Veilguard. Per i gamer esperti, un’informazione utile è quella di seguire da vicino le interviste e le dichiarazioni degli sviluppatori, per avere una visione più approfondita delle dinamiche interne agli studi di sviluppo.
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