
Resident Evil: Survival Unit: horror o city builder? scopri se vale la pena
- Il gioco ha superato 1 milione di download in 24 ore.
- L'elemento city builder soffoca l'anima horror del gioco.
- Manca un sound design efficace, smorzando l'atmosfera.
Un successo controverso
Il 23 novembre 2025 segna un momento cruciale per il franchise di Resident Evil: l’approdo ufficiale, seppur con uno spin-off, nel mondo del gaming mobile con “Resident Evil Survival Unit”. Un evento che ha generato un’ondata di reazioni contrastanti tra i fan di lunga data e i nuovi giocatori. La notizia, che ha visto il titolo superare il milione di download nelle prime 24 ore, solleva un interrogativo fondamentale: cosa si perde quando il terrore si rimpicciolisce per adattarsi agli schermi dei nostri smartphone? Il successo iniziale, trainato dalla notorietà del brand, non è garanzia di una trasposizione fedele dell’esperienza horror che ha reso celebre la saga. “Survival Unit” si propone come un ibrido tra survival horror, tower defense e city builder, un mix di generi che, sulla carta, potrebbe risultare interessante. Tuttavia, l’implementazione pratica di questa formula ibrida sembra aver deluso le aspettative di molti. L’interrogativo principale che si pone è se questo titolo riesca effettivamente a tradurre l’essenza di Resident Evil in un formato mobile, o se si tratti piuttosto di un’operazione commerciale che sfrutta il nome della serie per attirare un pubblico più ampio, a scapito della qualità e dell’integrità del gameplay originale. Un’altra domanda che ci si pone è se questo spin-off free-to-play sarà in grado di sostenere l’interesse dei giocatori nel lungo termine, oppure se si rivelerà un fuoco di paglia destinato a spegnersi rapidamente. Il passaggio a una piattaforma mobile implica necessariamente una serie di compromessi, a partire dalla semplificazione dei controlli e dalla riduzione della complessità del gameplay. La domanda è se questi compromessi siano accettabili in nome dell’accessibilità, o se finiscano per snaturare l’esperienza di gioco originale.

TOREPLACE = “Illustrazione cyberpunk futuristica raffigurante elementi chiave di Resident Evil: Survival Unit. Al centro, una stilizzata Villa Spencer, iconica location della serie, trasformata in una base operativa fortificata con elementi di city builder. Attorno alla villa, orde di zombie in stile cyberpunk, con innesti cibernetici e luci al neon. In primo piano, le figure di Claire Redfield e Jill Valentine, anch’esse in versione cyberpunk, armate e pronte a respingere l’attacco degli zombie. Sullo sfondo, elementi che richiamano il mondo mobile gaming, come schermi di smartphone e icone di microtransazioni, in stile futuristico. Lo stile dell’immagine deve essere illustrativo, con colori vivaci e dettagli complessi, che richiamino l’estetica cyberpunk.”
Il compromesso tra horror e gestione: un equilibrio precario
La critica principale mossa a “Resident Evil Survival Unit” riguarda proprio questo equilibrio precario tra le diverse componenti del gioco. Le prime fasi, ambientate in luoghi iconici come l’ospedale di Raccoon City e Villa Spencer, offrono un’esperienza familiare ai fan della serie. L’esplorazione di ambienti claustrofobici, la risoluzione di enigmi e gli scontri con gli zombie sembrano richiamare i fasti dei primi capitoli. Tuttavia, ben presto, questa illusione svanisce. L’esplorazione lascia il posto alla gestione di risorse, alla costruzione di edifici e all’attesa, spesso interrotta solo da microtransazioni, che questi vengano completati. L’elemento city builder, lungi dall’essere un’aggiunta originale e ben integrata, finisce per soffocare l’anima horror del gioco. La necessità di potenziare costantemente la propria base, di raccogliere risorse e di difenderla dagli attacchi degli zombie trasforma l’esperienza di gioco in una routine ripetitiva e priva di tensione. La gestione delle risorse, che nei capitoli originali rappresentava un elemento cruciale per la sopravvivenza, qui diventa un mero esercizio di micro-management, privo di qualsiasi implicazione emotiva. In tal modo si perde la componente horror originale. La scelta di inserire meccaniche tipiche dei city builder, come la costruzione di edifici e la gestione delle risorse, si rivela un’arma a doppio taglio. Da un lato, potrebbe attirare un pubblico più ampio, abituato a questo tipo di gameplay. Dall’altro, rischia di alienare i fan di lunga data, che cercano in Resident Evil un’esperienza horror autentica e coinvolgente.
Un aspetto particolarmente criticato è la semplificazione eccessiva delle meccaniche di gioco. I controlli touch, seppur intuitivi, non offrono la stessa precisione e reattività di un gamepad tradizionale. La mira automatica e l’abbondanza di munizioni rendono gli scontri con gli zombie meno impegnativi e meno spaventosi. La mancanza di un sound design efficace contribuisce ulteriormente a smorzare l’atmosfera horror. Le musiche e gli effetti sonori, che nei capitoli originali giocavano un ruolo fondamentale nel creare tensione e paura, qui risultano anonimi e poco coinvolgenti. La narrazione, ridotta all’osso, non riesce a creare un legame emotivo con i personaggi e con la storia. I dialoghi sono banali e privi di spessore, e le cutscene, rare e poco curate, non riescono a trasmettere la drammaticità degli eventi. Molti utenti lamentano che la componente city builder ha finito per prendere il sopravvento, relegando l’horror a un ruolo marginale.
- 👍 Resident Evil su mobile? Inizialmente scettico, ma......
- 👎 Un city builder travestito da Resident Evil......
- 🤔 E se questo fosse il futuro del survival horror...?...
Le voci dei fan: tra delusione e rassegnazione
Il web è un florilegio di commenti e recensioni contrastanti su “Resident Evil Survival Unit”. Sui forum online, i fan esprimono il loro disappunto per la snaturazione della serie. Un utente su IGN critica il level design “a compartimenti stagni” e le scelte stilistiche discutibili, lamentando una “difficoltà artificiale”. Un altro sottolinea come l’orrore raggiunga “l’apice” quando si scopre di dover potenziare edifici per craftare una singola sbarra, evidenziando la preminenza del city builder. C’è chi parla di “bait” per i primi minuti di gioco, per poi rivelare la vera natura del titolo. Molti lamentano la perdita dell’atmosfera claustrofobica e angosciante che ha reso celebre la serie. La tensione è smorzata, la paura svanisce, e al loro posto subentra la routine di un gioco gestionale qualsiasi. C’è anche chi, pur riconoscendo i difetti del gioco, ne apprezza la natura ibrida e la possibilità di giocare a Resident Evil in mobilità. Alcuni utenti sottolineano come “Survival Unit” possa rappresentare un buon punto di partenza per avvicinare i nuovi giocatori alla serie, a patto che siano consapevoli dei compromessi che comporta il passaggio a una piattaforma mobile. Altri, invece, si mostrano più critici, definendo il gioco una semplice operazione commerciale che sfrutta il nome di Resident Evil per attirare un pubblico più ampio, a scapito della qualità e dell’integrità del gameplay originale. Le microtransazioni, onnipresenti nei giochi mobile free-to-play, rappresentano un’altra fonte di frustrazione per molti giocatori. La necessità di spendere denaro reale per accelerare i progressi nel gioco o per ottenere personaggi e oggetti rari viene vista come una forma di sfruttamento da parte degli sviluppatori.
I nostri consigli
In conclusione, “Resident Evil Survival Unit” si presenta come un esperimento controverso che divide i fan della serie. Se da un lato il gioco riesce ad attirare un vasto pubblico grazie alla notorietà del brand e alla sua natura free-to-play, dall’altro lato delude le aspettative di chi cerca un’esperienza horror autentica e coinvolgente. Il compromesso tra survival horror e city builder si rivela un equilibrio precario, che finisce per sbilanciare il gioco a favore della componente gestionale, a scapito dell’atmosfera e della tensione che hanno reso celebre Resident Evil.
Per i gamer occasionali, il consiglio è di avvicinarsi a “Survival Unit” con la consapevolezza che si tratta di un gioco diverso dai capitoli principali della serie. Non aspettatevi un’esperienza horror profonda e coinvolgente, ma piuttosto un passatempo divertente e accessibile, da giocare in mobilità. Tuttavia, siate consapevoli della presenza di microtransazioni e cercate di non farvi prendere dalla frenesia di spendere denaro reale per ottenere vantaggi nel gioco.
Per i gamer esperti, il consiglio è di riscoprire i capitoli classici di Resident Evil, magari attraverso i remake moderni, che offrono un’esperienza horror più fedele e appagante. In alternativa, potete esplorare altri giochi survival horror per dispositivi mobile, che pur non portando il nome di Resident Evil, offrono un’esperienza più intensa e immersiva.
Il mondo del gaming è in continua evoluzione, e l’approdo di Resident Evil sui dispositivi mobile rappresenta un ulteriore passo verso una fruizione sempre più nomade e accessibile dei videogiochi. Tuttavia, è importante non dimenticare le origini e i valori che hanno reso grande questa serie, e cercare di preservarli anche nelle nuove incarnazioni, evitando di sacrificare la qualità e l’integrità sull’altare della monetizzazione.







